Nelle cosiddette “agende” della politica c’è di tutto, più o meno roboantemente argomentato, economia, salute, educazione, giustizia, ben articolato, con il linguaggio congruo (un termine che va molto, forse perché viene dall’ambito del quantitativo), secondo le ripartizioni necessarie in epoca moderna per fare a pezzi la nostra vita. Nulla di male.
Quello che mi fa disperare, visto che i politici (e dietro a loro i fedeli giornalisti che contribuiscono a interrogarli spesso proprio sulla grammatica dei diversi linguaggi specialistici), dovrebbero comunque – sembra – occuparsi della vita comune, è quanto poco le questioni di fondo di questa vita (una, sembra, fino a prova contraria), poco contino, poco siano indagate ma soprattutto pochissimo affrontate operativamente.
Ovvio, si fa fede del fatto che, economia incrementando, salute rattoppando, educazione rabberciando, giustizia giustiziando, immigrazione contenendo ecc. le cose vadano bene.
Ma è davvero così?
No, e tutti lo sappiamo bene, a parte quelli che nel modello tradocapitalistico della vita venduta e scambiata, frettolosa e consumata, sfruttata e sostituita, evidentemente trova alimento per sentirsi allegri.
La vivibilità umana (e quindi anche di tutti gli altri membri a vario titolo della vita sul pianeta – natura, animali, minerali etc) potrebbe ancora essere, a prescindere dagli obiettivi di Pil, dallo spread e dalle carriere dei magistrati, un oggetto di seria iniziativa politica?
Anche nell’ultimo contratto dell’improbabile coppia occorre dell’arte dell’interpretazione subliminale per intercettare, oltre le ampollose formule disciplinari, qualche idea un po’ seria sulla vita nostra e sulla sua qualità. Sullo spazio delle nostre vite, sul tempo delle nostre vite, sulla nostra esperienza umana, spappolata e sfruttata a più non posso.
Voglio provare ad elencare alcune misure, a titolo d’esempio che potrebbero secondo me essere “implementate” (oggi tutti implementano un casino, vorrà pur dire qualcosa) da qualcuno che ogni tanto sollevasse lo sguardo dalle dinamiche del potere, dell’economia globale e del suo personalissimo e certo interessantissimo ombelico.
Per esempio il verde urbano e non solo: quanto ne abbiamo, quanto ne dovremmo avere, quanto dovrebbe essere agibile a tutti. Bambini e ragazzi compresi, magari senza troppi recinti concentrazionari? Io direi che almeno un venti per cento del territorio antropizzato dovrebbe esserlo.
E le piste ciclabili, le aree pedonali? Non si dovrebbe finalmente mettere mano, per legge, e con urgenza, a una ciclopedonalizzazione totale delle nostre aree urbane e suburbane?
L’elettrificazione totale del traffico automobilistico a quando, massimo direi 5 anni?
Il divieto assoluto di acquistare SUV, mezzi idioti, grossi e inutili, oltre che puzzolenti?
E il tempo? Una riduzione del tempo di lavoro e una distribuzione del tempo (per il momento si parla solo di quello delle donne, per carità giustissimo, ma perché non per tutti?) in modo da non accalcarsi sempre negli orari di punta come mosche intorno alla carne marcia?
Arredare meglio lo spazio, arricchirlo di panchine decenti e di punti dove anche chi è senza dimora possa dimorare? Allestire punti di assistenza frequenti nel territorio?
Provare a innescare agenti della gentilezza, della delicatezza, e della cura che si occupino di tutti i diseredati che incontriamo in giro e cui la nostra fretta non può che destinare uno sguardo frettoloso e nel migliore dei casi una monetina? Almeno fino a quando la nostra fretta diminuirà e ricominceremo a guardarci in faccia?
Alberghi a basso prezzo per adolescenti che vogliono amoreggiare senza parenti tra le balle? E non fate quella faccia da beghine isteriche!
Moltiplicare le sale di lettura gratuite, le sale di cultura visiva, i luoghi dove si sosta per non far nulla, magari arredandoli con piacevoli fontane, radure alberate, piccoli vivai di fiori e campetti con bocce, volani e tappeti elastici, in maniera diffusa?
Ridurre la velocità delle auto rigorosamente a 30 all’ora ovunque in città, sarebbe un’idea troppo scostumata?
Inserire sistemi di trasporto a bassissimo impatto come bus elettrici magari piccoli, risciò ecc.?
Una politica di redistribuzione del reddito un po’ più coraggiosa, non possiamo proprio farla, senza timore di disturbare quello, questo e quell’altro? Per esempio con delle tasse ingenti sulla merce di lusso, il cui eccesso (accise diciamo), vada a riempire le casse dello stato per altre spese più utili a tutti?
Possiamo creare delle aree pubbliche, all’aperto e al chiuso, dove chi ha un po’ di creatività da spendere possa esibirsi gratuitamente, magari anche godendo di qualche piccola assistenza tecnica.
Poi andate avanti voi ma, volendo un poco fantasticare, tanto non costa nulla:
Si potrebbe introdurre magari durante la giornata dei minuti di silenzio e riflessione, non solo in occasione della morte del presidente della repubblica? LI chiamerei i cinque minuti del guardarsi dentro o magari negli occhi.
Oppure verso le 17 del martedì tutti devono abbracciarsi ovunque si trovino.
Mentre per esempio il mercoledì verso le 19 si potrebbero proporre degli atti di generosità gratuiti, per cinque minuti soltanto.
La domenica, alle 15, ognuno avrebbe diritto a esprimere la sua rabbia fuori dalla finestra, per 5 minuti buoni, non senza concludere con una bella risata.
Al posto della merce, sui cartelloni, sarebbe bello che le amministrazioni facessero mettere poesie, massime di filosofi non troppo pallose, suggerimenti vitali e qualche opera d’arte, chissà.
E comunque se qualcuno ha bisogno di un gaio pensatore per questo tipo di iniziative, mi contatti pure!